Mia cara Valigia 2

Martedì 05 luglio 2016 in: Mia cara Valigia

 

di Cristina Luzzi

Mia cara Valigia, qualche giorno fa ho partecipato a un seminario che ci hanno invitato a tenere per un pubblico di sordi gay. Ogni tanto nella vita apri una porta più o meno per caso e scopri un mondo a te completamente sconosciuto. C’è chi chiude la porta, io la spalanco sempre. Sarà la curiosità. Tu non c’eri. Mica ti posso portare sempre, lo sai. In certi posti sei ancora un po’ sfacciata.

Non sapevo come sarebbe andata né cosa avrei fatto o se avrei fatto, in realtà il seminario lo teneva una consulente, io andavo come supporto e non ero neanche stata invitata. Sì, lo so, sono un po’ sfacciata anch’io. Ma soprattutto non sapevo se sarei stata in grado di capirli e se lo avrebbero accettato me, intrusa, incapace di esprimermi e di, appunto, capirli. Accidenti, sono anche arrivata in ritardo, mi perdo sempre in questa città. Solo in questa, ma perché diavolo?!

Pessimo inizio. Cerchiamo di mantenere un profilo basso (come se fosse semplice). Osservo: 2 interpreti che si turnano a tradurre quanto detto dalla consulente e le domande o osservazioni dei presenti. Accidenti però, quante domande. Strano, raramente ci fanno così tante domande. Si parla soprattutto di pavimenti pelvici (femminile e maschile) e di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Be’, naturale.

Parlano le donne, ma parlano anche gli uomini. All’inizio sono domande generiche, ma può succedere questo? Ma allora se succede questa cosa è per questo motivo? Parliamo di pavimento pelvico. Sì, io ho partorito ma non mi succede quello che dite voi. A quanti anni hai partorito. A me succede anche se non ho partorito.

Mi accorgo molto presto che qualsiasi cosa la consulente dica per loro è così, una legge. Mi dico accidenti, bisogna fare attenzione, in un certo senso è come parlare con i bambini. Io non resisto, quando il pubblico interagisce è bellissimo e non so fare la bella statuina. Comincio a intervenire. Ricorda che hai promesso a te stessa di mantenere un profilo basso, non li conosci, forse li infastidisci, tu "normoudente" e "normoparlante".

Sì ma devo far loro capire che noi parliamo di possibilità, quando parliamo di una cosa che può accadere non vuol dire che accade a tutti, dipende da tanti fattori che cerco di spiegare. Siamo diversi, non c’è una regola uguale per tutti. Cristina siediti, basta, sii sintetica. Mi siedo. Pare che mi abbiano ascoltato con interesse. Lascia fare alla consulente il suo lavoro. Sì va bene.

Pausa pranzo. Tutti insieme, panini, focaccine, olive, bruschetta, preparati nella loro cucina per tutti i presenti, che arrivano anche da lontano per questo piccolo e interessante evento. Arriva il pomeriggio e si parla di malattie sessualmente trasmissibili. E allora qui non solo fanno domande, ma raccontano esperienze vissute in prima persona, tante, per condividerle con gli altri, perché gli altri sappiano che può succedere e per avere una conferma o una spiegazione da La Valigia Rossa.

Loro non ci farebbero più andar via, ma noi abbiamo il treno. Noi non andremmo più via. E poi, finalmente da sola, ripenso al fatto che queste persone hanno una soglia del pudore molto più bassa rispetto a noi "normoudenti" e "normoparlanti", hanno raccontato cose personali, hanno fatto domande senza timore di essere giudicati, mi hanno accolta anche senza aver capito bene chi io fossi.

Perché noi, "normoudenti" e "normoparlanti", nonostante teniamo alla nostra salute come ci tengono loro e abbiamo i nostri timori come li hanno loro facciamo molta più fatica a condividerli? E riecco il condizionamento sociale si burla di me, tanto vinco sempre io. Le regole che ci vengono più o meno esplicitamente insegnate.

Loro vivono obbligatoriamente in un mondo meno condizionato, perché non sentono, e quindi spesso non leggono o leggono poco, così almeno mi è stato spiegato, fanno fatica a parlare e quindi in molti casi vivono un po’ appartati dal mondo dei "normoudenti" e "normoparlanti". Scusa se continuo a ripetere questi due termini, ma mi piace farlo, perché siamo sempre noi a classificare gli altri ed è bene che ci entri in testa che anche gli altri classificano noi. Non vedo perché no.

Quindi loro, sordi e per questo meno condizionati, fanno domande per risolvere una necessità. Noi "normoudenti" e "normoparlanti", quindi culturalmente ed “espressivamente” più facilitati, molto spesso, anche se sentiamo una necessità, non facciamo domande. Allora io ti domando, Valigia, chi è “normo”?

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